venerdì 3 febbraio 2012

situazione un anno dopo...una tragedia ed una grande conquista

Ebbene sì, è già volato un anno dall'inizio della mia "avventura" indiana. Nel frattempo sono usciti i dati del censimento che abbiamo aiutato a raccogliere. Disarmanti, mancano all'appello 12 milioni di bambine... Aborti selettivi e abbandoni di neonate. Visto che in Italia ci stiamo preparando a celebrare la Giornata della Vita mi pare giusto fare un'accenno di questa strage silenziosa. Il problema principale è che il fenomeno è in crescita soprattutto nei grandi centri urbani, nella fascia sociale medio-alta. Quale possibilità di informazione e sensibilizzazione può essere attuata? Il Governo indiano ha dichiarato illegale la conoscenza del sesso del bambino prima della nascita già da tempo ma i numeri non sembrano calare.



L'india anche nelle sue tragedie riesce comunque a sorprendere. Le Nakusa (le cosiddette Indesiderate) sono bambine, ragazze e donne che fin dalla nascita sono state ritenute "inutili" per la società, tanto da non dare loro neppure un nome. E senza identità non hanno mai goduto di diritti, per loro non era possibile nemmeno pensare ad un possibile futuro. Il governo dello stato del Maharashtra ha finalmente concesso a tutte le Indesiderate il rientro in società. Tramite cerimonie collettive, le ragazze hanno potuto scegliersi un nome e finalmente le altre persone  non dovranno rivolgersi loro chiamandole "non volute". Finalmente una grossa fetta delle cosiddette Intoccabili (fuori casta) potrà ricevere un'identità, e anche una dignità e (perchè no) anche la speranza di un futuro.


lunedì 12 dicembre 2011

essere donna in India...i dati del censimento


L’India preferisce i figli maschi

Secondo i dati del nuovo censimento, ogni anno seicentomila bambine non vengono fatte nascere

Molte famiglie pensano che avere dei figli maschi sia più vantaggioso socialmente


Pochi giorni fa si è concluso il grande censimento della popolazione indiana: 1.210.000.000 persone. I risultati sono molto incoraggianti sotto diversi aspetti: il tasso di analfabetismo sta diminuendo, l’aspettativa di vita aumenta e le dimensioni delle famiglie si sono stabilizzate. C’è un dato però particolarmente preoccupante: il numero delle bambine che nascono ogni anno è nettamente inferiore a quello dei bambini. L’Economist ne parla nel numero di questa settimana.
Se si paragona il numero di bambine che sono nate con quelle che sarebbero effettivamente nate in condizioni normali, ci si accorge che ogni anno in India mancano seicentomila bambine. La selezione sessuale è arrivata anche in quelle parti del paese dove prima non veniva praticata. E la tendenza, continua l’Economist, dimostra che la selezione sessuale non è praticata solo nei paesi in cui vige una dittatura, come la Cina. L’India è una democrazia e non c’è nessuna legge sul figlio unico a cui dare la colpa. Né la povertà può essere usata come unico fattore per spiegare questa scelta. Al contrario, gli stati in cui la pratica è più diffusa – Punjab, Haryana, Gujarat – sono tra quelli più ricchi dell’India.
Molte famiglie pensano che avere dei figli maschi sia più vantaggioso socialmente e preferiscono quindi abortire quando scoprono di aspettare una bambina. Naturalmente non tutti possono permettersi di fare ecografie con cui sapere il sesso del nascituro, per cui di solito le famiglie che ricorrono con maggiore frequenza all’aborto di figlie femmine sono quelle più benestanti. Se la tendenza dovesse continuare su questi numeri, gli effetti per l’India potrebbero essere disastrosi. Con seicentomila bambine in meno ogni anno, spiega l’Economist, tra diciotto anni mancheranno circa dieci milioni di potenziali spose. E le statistiche dimostrano che i paesi in cui mancano le spose, sono quelli in cui c’è una percentuale più alta di stupri, prostituzione e compravendita di mogli. Come era successo in Corea del Sud negli anni Novanta.
da Il post

martedì 5 luglio 2011

famiglia, dalit e slum

La prima settimana di orientamento con l'associazione è stata per me un momento cruciale per entrare in contatto con la cultura indiana, con le innumerevoli tradizioni diverse che noi siamo stati invitati a rispettare. Ognuno dei volontari (unica italiana ovviamente) ha poi raggiunto il suo progetto di destinazione a Gangawati (ore di bus 10) e finalmente ho incontrato la mia "famiglia" indiana. Lo scambio culturale è assolutamente pazzesco, la migliore delle esperienze. Essere ospitati in una "bella" casa nel bel mezzo di 35 slum e poter vivere con gli ultimi degli ultimi pur avendo una famiglia d'appoggio è stato incredibile. Arrivata ho ricevuto una calorosa accoglienza con tanto di cerimonia di benvenuto con il rito della luce e delle polveri rosse sacre. Il secondo giorno mi hanno portato dal sindaco in persona, sono rimasta stupita dalla quantità di foto che possano farti i una giornata. Alla fine dei primi tre giorni non avevo ancora visto la scuola ma avevo incontrato tutte l autorità locali, le donne delle slum facevano letteralmente a botte (schiaffoni di preciso) per decidere da chi sarei dovuta andare a pranzo il giorno successivo, i bambini dalle strade smettevano di giocare quando passavo e mi seguivano festanti fino a casa. Un po' alla Domenica delle Palme, insomma Stupita dal mio successo ancora prima di iniziare mi stavo già preparando il programma da presentare alle due maestre della scuola, volevo lavorare assieme sulla capacità relazionale dei bambini, sul superamento delle differenze di casta, sulla loro capacità inventiva e relazionale. Dopo averne parlato con Vasanth Kumar, il mio papà indiano nonché responsabile del progetto in loco, e aver sondato un po' la situazione delle slum, ho subito accantonato i miei progetti. Lo smacco con la realtà dei dalit è durissimo. I dalit sono gli intoccabili, feccia della comunità, ultimi tra gli ultimi.... Non dimenticherò mai. Per la prima volta dopo una settimana ho pianto di tristezza. Bambini e maiali nelle stesse pozzanghere di liquami, bambinette che frugano tra i rifiuti in fiamme per cercare chissà cosa, madri bambine con scheletrini malvestiti appresso, deformità fisiche mai nemmeno pensate. Mi veniva da fare dietro-front e tornarmene a casa mia. Che ruolo può avere un educatore in quel macello? Che cosa posso fare io? Fatta mente locale ho ricordato una cosa che pochi giorni prima aveva detto una mia giovane mica dalla Danimarca. Le è stato chiesto perchè a 19 anni avesse scelto di venire tra le miserie dell'India e lei, tutta seria, aveva risposto: "'cause I feel like to have a mission. I don't think I can save anyone, but I can share my smile and my hands!" (trad: perchè sento come se avessi una missione qui. Non penso potrò salvare nessuno, ma posso condividere il mio sorriso e le mie mani). Cara Laura, avevi già vissuto un mese nelle baraccopoli in Nepal e avevi già le idee più chiare di me. Rimboccate le maniche ho steso un secondo abbozzo di progetto. Niente nero su bianco. Il mio progetto lo avrei costruito assieme a Vasanth ed Amma (avere una famiglia che ti accoglie e veglia su di te come una figlia è la parte più bella). assieme alle maestre e al "consiglio delle anziane", con le funzioni di direttore-guida economica e spirituale della scuola. "Solo chi vive nella Slum sa cos'è la miseria" mi diceva Vasanth. Credo di essermene fatta un idea anche se ci ho passato solo due mesi. Credo che a volte noi occidentali non ringraziamo Dio abbastanza.
Dopo qualche giorno di incontri, sorrisi, inchini e celebrazioni comincio a godermi la mia vita indiana, "nella buona e nella cattiva sorte" si direbbe.
Comincio a diventare il caso cittadino, non me lo spiego proprio. Poi Tony, il mio frtellino indiano dodicenne, mi spiega il perchè: "Sei la prima bianca che arriva in questo paese. Un mio amico mi ha chiesto se eri ammalata. Troppo pallida!" Ecco, e per fortuna che non sono proprio bianca...
Alcune considerazioni sulla vita in una familgia 100% indigena, unica bianca nel raggio di 3 ore di bus:
  •  Il bagno all'esterno (all'indiana ovviamente); l'acqua si attingeva da un rubinetto che dava sulla discarica e tutto il paese per le prime due settimane si sincerava che la mia naturale regolarità fosse apposto. Assolutamente imbarazzante
  • Condividere il letto con Amma, la mamma della famiglia. Interessante esperienza!Questo è il vero scambio culturale: quando gli uomini sono a letto il gossip indiano va a mille.
  • Una bambina della scuola dove avrei insegnato ha pianto da quando sono entrata in classe a quando sua mamma è venuta a prenderla. Da come mi guardavano lei e gli altri bambini ho cominciato a sentirmi in particolare sintonia con E.T.
Ah, Arunodaya, sole che sorge, la mia scuola. I miei bambini Ci ho lasciato un pezzo del mio cuore...Ma questo è un altro post!!!


 "Devi mangiare da me prima!!!"



lunedì 2 maggio 2011

quando tutto ebbe inizio

Kundapura. Finalmente giunta a destinazione mi rilasso. Anzi stramazzo proprio, la fatica del viaggio si sentiva tutta. Per fortuna che F.S.L., l'associazione con cui dovrei collaborare, mi aveva spedito un piccolo vedemecum ed ero quindi già sicura di trovare un alloggio sicuro dove passare i due giorni di attesa prima dell'inizio del programma. Nome del rifugio: Hotel Sharon. La prima volta che ho messo piede nella sua hall di marmo con i morbidi divanetti di pelle non mi sarei di certo immaginata che sarebbe diventato uno dei miei punti di riferimento durante tutto il mio viaggio. Comunque ne approfitto del tempo che ho scelto di ricavarmi per fare un giretto in città, se così si può definire. Colgo anche l'occasione per sentire casa, far sapere che sono sopravvissuta alle 10 ore di bus, che sono diventate 12 grazie alla simpatia dell'autista che mi ha lasciato alla fermata sbagliata con 25 chili sulle spalle. Primo vero impatto con il cibo indiano, la prima sera è andata, ma il giorno dopo... disastro...
Da notare che al mio arrivo c'era un gruppo di biondissime ragazze che lasciavano l'hotel, per qualche secondo avevo sperato che fossero in gruppo con me, che potessero essere assegnate ad un progetto insieme a me, non mi sembrava neanche vero di vedere così tante bianche dopo 2 giorni. Vederle lasciare l'hotel mi ha un po' disperato, non sapevo nulla di chi avrei trovato all'associazione, quanti volontari saremmo stati...Sapevo che non ci sarebbero stati altri italiani, ma avevo grande fiducia nell'Europa e nell'America, anche in tutto il resto della Terra a dire il vero, mi bastava qualcuno che potesse condividere con me quest'esperienza (da soli è un fardello troppo grande). Le ragazze mi salutano uscendo e spariscono dalla mia vista. Così entro nella mia modalità "forever alone" con,ovviamente, Celine Dion che mi accompagna mentalmente, ma di certo non potevo sapere che due delle mie migliori compagne di viaggio di sempre avessero appena lasciato quell'hotel. Ma non anticipo nulla, per ora dico solo che avrei rivisto quelle ragazze molto presto...ihihihhi, viste con il senno di poi le vicende del passato possono risultare estremamente divertanti...
Comunque, temporeggiando in terra indiana, il giorno fatidico dell'inizio del mio programma di volontariato è arrivato: giorno lunedì 7 febbraio, che senza esagerare, è stato uno dei giorni che mi hanno cambiato la vita. Ah, che storia gente!

venerdì 29 aprile 2011

Bangalore-india giorno 1

4 febbraio


Arrivo per mezzanotte nella capitale dello stato indiano del Karnataka. Andare in giro era impensabile così mi appresto a passare la notte in aeroporto, cioè almeno fino a quando albeggia. Alle sette prendo un autobus per Bangalore centro, solo che a colpa dell'incomprensione con l'autista, sono arrivata nel bel mezzo del nulla...e ok, zaini in spalla e si cammina. Giornata passata da turista (stralunata), visitato il Bengaluru's Palace e visto un bambino lebbroso sulla strada, il caos delle strade e delle piazze e la pace del tempio indù, i super grattacieli e le baracche di latta. Bengalore: la capitale dei contrasti, ti può scombussolare. Passo la giornata a spasso, poi alle sette di sera mi avvio verso la fermata dell'autobus notturno (che arriva alle nove). E comincio il mio viaggio per la prima tappa del mio viaggio: Kundapur. 

giovedì 28 aprile 2011

mercoledì 2 febbraio-giovedì 3 febbraio

Eccoli...i fatidici due giorni di viaggio per arrivare alla mia India. Allora ero molto agitata: nel diario ho annotato anche il più piccolo avvenimento, il minimo movimento.
Alle 1:19am del giorno 2 febbraio ho preso il treno da Rovigo a Roma, che ho raggiunto in mattinata. Arrivo nell'Urbe presto, TROPPO presto: 6:45. Che faccio? Mi sposto in un piccolo bar all'interno della stazione Termini e guardo la Città Eterna albeggiare.
Equipaggiamento: 2 zaini da 15 e 10 chili sulle spalle e occhiaie cm 4. ahah.
3 febbraio
Alle ore 4:41 della mattina arrivo all'aeroporto. Da notare che alle 3, dopo notte insonne in buona compagnia di Berniz e Tina, mi hanno accompagnato fino a Termini per prendere il bus navetta notturno per Fiumicino. Ultimo saluto in terra italiana. Alle 7:21 finalmente mi siedo in aereo dopo un'epopea interminabile di controlli, chek desk e documenti... Ebbene sì, non è facile raggiungere l'India...Ma il mio viaggio era solo all'inizio. Dopo un volo di due orette atterro a Londra, la mia amata Londra. Ho uno stop di 4 ore: troppe da aspettare ferma davanti al desk per l'imbarco, troppo poche per una scampagnata in capitale. E troppo sonno per girare e soprattutto per fraternizzare. Alle 13:30 sono accoccolata sul sedile dell'aereo che mi porterà a Bangalore. Per la prima volta sento una scarica di emozione incredibile: "chissà cosa troverò, cosa farò". Ma l'emozione dura un'oretta, poi crollo di sonno sul sedile. E, ovviamente ed impietosamente, dopo pochi minuti l'aereo comincia a sobbalzare...5 ore di turbolenza, evviva!W l'India!

mercoledì 27 aprile 2011

l'india in 5 colori: rosso, verde, blu, giallo, rosa

Recentemente l'ufficio indiano del turismo, da tutto meglio conosciuto con il nome Incredible India, sta conducendo una duplice massiva campagna pubblicitaria: scopo promuovere il turismo e aumentare l'orgoglio ed unità nazionale. Vi presento allora alcuni pezzi della (mia) incredible india, prendendo spunto da alcuni "Incredible" spot finanziati dalla bbc india. I colori, elementi primari della vita in India, fanno da filo conduttore.

ROSSO

VERDE
BLU     
GIALLO
ROSA